Cantori Gregoriani

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"ISTE EST JOHANNES"
Meditazione del Vangelo secondo Giovanni attraverso il canto gregoriano

"Iste est Johannes" è una meditazione del Vangelo secondo Giovanni attraverso il canto gregoriano. Il programma è composto di brani, assai vari per stile compositivo, il cui testo è tratto o direttamente ispirato al Vangelo di Giovanni. L’itinerario narrativo, che segue in modo ordinato il testo evangelico, è pensato anche secondo un percorso attraverso le variegate forme musicali del canto gregoriano. Ciò conferisce allo stesso programma un notevole interesse ed una grande varietà espressiva, riuscendo inoltre a far cogliere chiaramente all’ascoltatore il "filo conduttore" che attraversa la silloge dei brani proposti. Il canto gregoriano realizza una vera e propria lectio divina del testo giovanneo. A sua volta, il quarto Vangelo si configura sostanzialmente come una meditazione dei primi tre Vangeli sinottici; possiamo dunque parlare di "lectio nella lectio", ossia di un’operazione che indaga in profondità la pregnanza dei testi assorbendone le infinite risonanze. La troppa luce che ne promana genera il mistero e muove allo stupore chiunque riesca almeno ad intuire come l’esile filo di una monodia sorregga ed osi "spiegare" l’ineffabile. Il cantore si fa servo della Parola, e con lui il coro in un comune sacrificium vocis che non ammette "polifonie" e che associa tutti coloro che aderiscono con la mente e con il cuore.
Il programma ha inizio con la presentazione della figura dell’evangelista, il discepolo amato (Iste est Johannes), dopodiché si sviluppano i temi ed i momenti salienti del Vangelo stesso, dalla funzione essenziale del Battista (Fuit homo) ai miracoli, o, per meglio dire, ai "segni" di Cana (Nuptiae factae sunt), del cieco nato (Lutum fecit) e di Lazzaro (Videns Dominus flentes); momento cruciale del programma, come del Vangelo, è il Mandatum novum, qui presentato con una serie di brevi antifone sillabiche "Ad lotionem pedum", appartenenti alla liturgia del Giovedì Santo. In questo momento, per Giovanni, assistiamo al massimo "abbassamento" di Cristo, che d’ora in poi dominerà gli avvenimenti e, agli occhi del credente ormai maturo, apparirà come il vero vincitore nel drammatico precipitare degli eventi. Giovanni, infatti, rilegge la stessa Passione come paradossale ma reale compimento delle Scritture: il legno della croce è il luogo della definitiva intronizzazione del Re Messia, il "consummatum est" è l’inaugurazione della nuova alleanza sotto il segno dello Spirito. E proprio sulla croce Cristo muore "effondendo lo Spirito" (Veni sancte spiritus). La gioia pasquale (Haec dies) non è disgiunta dal segno dei chiodi che muovono alla fede l’incredulo Tommaso (Mitte manum tuam). Il programma si conclude con l’inno Te saeculorum principem, collocato dalla liturgia nella festa di Cristo Re. Il Vangelo dell’ "in principio", che narra la regalità del "Verbo che si è fatto carne" come eco dell’ "in principio" più antico (Gen 1,1), trova nel canto gregoriano un fedele custode ed un illustre interprete.